Anche se può sembrare assurdo, sciocco, o banale, l’uomo sin dalla notte dei tempi ha sempre appreso dalla propria esperienza attraverso errori, traumi, problemi, e difficoltà e nessun individuo è mai migliorato o è riuscito ad andare oltre se stesso senza di esse; pertanto come anche recita una citazione del famoso scrittore britannico Aldous Huxley, "la realtà non è quello che ci accade, ma ciò che facciamo con quello che ci accade". Una situazione concreta di quanto affermato è accaduta alla Nazionale Italiana vincitrice del mondiale del 2006 in Germania. Se ben ricordo, quell’anno venne fuori Calciopoli e di fatto tutto il mondo del calcio e con lui la sua reputazione sprofondarono all’Inferno! Con quale faccia la Nazionale si sarebbe presentata al Mondiale? E, interrogativo più importante, con quale morale e motivazione avrebbe affrontato la competizione?
Scommetto adesso che nessuno di noi avrebbe mai puntato sulla vittoria della Nazionale al mondiale, figuriamoci poi con il grosso infortunio patito da uno dei giocatori più dotati e rappresentativi come Francesco Totti; le premesse erano tutte contro l’Italia del calcio.
Da questa semplice analisi viene automatico pensare che se la squadra avesse perso, nessuno mai avrebbe avuto da recriminare; come si può del resto di fronte a quella drammatica circostanza.
Paradossalmente e inspiegabilmente però il C.T. e gli stessi giocatori riuscirono in quell’impresa, tanto che oggi siamo qua a parlarne. A occhi ingenui e superficiali i giudizi potrebbero considerare la sola fortuna oppure, frasi fatte come "non avevano niente da perdere" e via dicendo. La risposta invece è da ricercare dentro noi stessi nelle risorse che ognuno di noi possiede sin dalla nascita.
In modo paradossale e spiazzante la maggior parte delle volte le risorse di ciascuno vengono fuori nelle peggiori situazioni, come è di fatto successo alla Nazionale di calcio.
In passato la capacità di saper trarre forza e migliorarsi dalle situazioni più difficili prendeva il nome di forza d’animo, da gli anni 80 ha preso il nome di “Resilienza”.
La felicità non consiste nell’assenza di problemi, questa formulazione di pensiero è pura illusione, e puntualmente i problemi ci accompagnano costantemente nella nostra vita e sono la ad attenderci ad ogni nuovo giorno; quindi l’augurio che mi faccio e vi faccio e che ognuno di noi impari il prima possibile a saperli affrontare per crescere ed evolvere nell’unicità e nella bellezza della propria persona.
Desidero concludere con la frase di apertura:
“Perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi”.
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